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METEO GIORNALE
  • Scoperta Eos: una nube molecolare vicina che brilla di idrogeno

    Una scoperta che riscrive la nostra comprensione della formazione stellare

    Una massiccia nube molecolare capace di dare origine a nuove stelle è stata scoperta sorprendentemente vicina alla Terra. Invisibile fino ad oggi, la nube, battezzata Eos, è stata rilevata grazie a una tecnica innovativa che ha permesso di osservare direttamente il fluorescere dell'idrogeno molecolare nell'ultravioletto distante. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Astronomy. L'astrofisica Blakesley Burkhart della Rutgers University, coautrice della ricerca, ha spiegato come Eos "brilli nel buio", rivelando una delle strutture singole più grandi e più prossime mai individuate nella nostra galassia.

    Eos: il colosso nascosto tra le stelle

    Eos si estende per una dimensione equivalente a 40 volte quella della Luna piena nel cielo e possiede una massa circa 3.400 volte superiore a quella del Sole. Situata a circa 300 anni luce da noi, nel cuore della Bolla Locale, rappresenta una palestra naturale per studiare in tempo reale i processi di nascita stellare. Questa nube molecolare si distingue dalle altre per la sua quasi totale assenza di monossido di carbonio, il composto comunemente usato per individuare queste strutture. È proprio questa carenza che ha consentito a Eos di restare celata fino all'adozione di nuovi metodi di osservazione basati sull'ultravioletto distante.

    La nuova era della ricerca cosmica: missione Eos

    Il successo dell'individuazione di Eos ha dato slancio a una nuova missione della NASA, anch'essa denominata Eos, che cercherà idrogeno molecolare in altri angoli della nostra galassia. L'obiettivo sarà quello di mappare le regioni più fertili per la nascita di stelle e sistemi planetari. Inoltre, lo stesso team di ricercatori, utilizzando il potentissimo Telescopio Spaziale James Webb (JWST), ha probabilmente identificato anche la nube molecolare più distante mai osservata. Sebbene i risultati siano ancora in fase di revisione, sono già disponibili su un server di preprint. Blakesley Burkhart ha commentato con entusiasmo che, grazie all'emissione nell'ultravioletto distante, "abbiamo individuato alcune delle molecole di idrogeno più vicine e più lontane dal Sole".

    Fonti scientifiche autorevoli

    L'indagine si basa su dati pubblicati su Nature Astronomy, nella ricerca intitolata A nearby dark molecular cloud in the Local Bubble revealed via H2 fluorescence, oltre ad analisi presentate su Astrophysics of Galaxies riguardo a una tentativa di rilevamento di linee di emissione di idrogeno molecolare durante l'alba cosmica. Questi studi sono stati esaminati con attenzione per garantire la massima accuratezza e rispettano rigorosi standard editoriali, come sottolineato dagli esperti di Discovermagazine.com.
  • Meteo 7 Giorni: svolta con l’Anticiclone e primo assaggio di vera Estate

    Caldo e temperature in aumento

    [caption id="attachment_315903" align="aligncenter" width="1280"]Caldo e temperature in aumento Primo caldo della stagione in arrivo ad inizio Maggio[/caption]  

    METEO SINO AL 6 MAGGIO 2025, ANALISI E PREVISIONE

    Sta sfilando verso est la circolazione ciclonica che ancora comporta residue condizioni di meteo instabile soprattutto al Nord. Da Mercoledì 30 questa modesta area d’instabilità uscirà definitivamente di scena. L’Anticiclone, ora sull’Europa Occidentale, si espanderà in modo più deciso sull’Italia, dopo una fase in cui era rimasto in disparte.   Il potente Anticiclone ha già portato i primi picchi di 30 gradi in Spagna e anche l’Italia dai prossimi giorni risentirà di un progressivo aumento delle temperature. Inizierà così una fase di tempo stabile e per l’inizio di Maggio sembra confermato l’irrobustimento dell’anticiclone, che favorirà bel tempo più deciso con caldo in ulteriore accentuazione.   Il richiamo caldo di matrice subtropicale sarà innescato dalla contemporanea presenza di una depressione atlantica al largo del Portogallo. Sole e caldo fuori stagione ci accompagneranno quindi per i primi giorni del nuovo mese. La fase clou dell’Anticiclone subtropicale si raggiungerà tra il 2 ed il 3 Maggio, mentre da Domenica 4 Maggio avremo primi cenni di cambiamento.   Il cedimento dell’anticiclone, a partire dal Nord, sarà legato all’affondo di una saccatura fredda di matrice scandinava. I primi spifferi d’aria più fresca potrebbero quindi determinare un peggioramento, a suon di temporali, ma di entità ancora da definire. In avvio della prossima settimana i temporali ed il calo termico potrebbero estendersi a buona parte d’Italia.

     

    NEL DETTAGLIO

    Mercoledì 30 Aprile: si rafforzerà l’anticiclone con generali condizioni di stabilità e tempo diffusamente soleggiato. Nelle ore più calde una parziale attività cumuliforme diurna si svilupperà sulle Alpi e lungo l’Appennino ma con fenomeni del tutto sporadici. Rialzo termico.   Giovedì 1° Maggio: generalmente invariato con tanto sole ovunque per la Festa dei Lavoratori. Scarsi addensamenti in montagna ad evoluzione diurna, qualche isolato rovescio su Est Alpi.   Venerdì 2 Maggio: l’alta pressione toccherà il clou, con caldo in aumento e picchi vicini ai 30°C.   Ulteriori tendenze meteo: l’assaggio d’Estate durerà poco con cenni di cambiamento da Domenica 4 Maggio, quando potrebbero tornare i temporali a partire dal Nord. Successivamente l’aria fresca dovrebbe spodestare questa prima bolla africana un po’ ovunque.
  • Eruzione supervulcanica a Yellowstone: impatto possibile sull’Italia

    La caldera di Yellowstone: un colosso geologico sotto osservazione Nel cuore del Parco Nazionale di Yellowstone, nello Stato del Wyoming, si trova una delle strutture vulcaniche più studiate e temute al mondo: la caldera di Yellowstone. Questo supervulcano, attivo da milioni di anni, rappresenta una minaccia geologica globale, in virtù della sua capacità di generare eruzioni di magnitudo VEI 8 (Volcanic Explosivity Index), ovvero il massimo grado di intensità vulcanica. Il termine supereruzione si applica a eventi vulcanici in grado di espellere oltre 1.000 chilometri cubi di materiale, una quantità in grado di sconvolgere i sistemi climatici planetari. Yellowstone ha dato origine ad almeno tre supereruzioni negli ultimi 2,1 milioni di anni: la più antica, l’eruzione di Huckleberry Ridge, ha avuto luogo circa 2,08 milioni di anni fa; quella di Mesa Falls circa 1,3 milioni di anni fa, mentre l’ultima, la celebre eruzione di Lava Creek, risale a circa 631.000 anni fa. Secondo gli United States Geological Survey (USGS), il vulcano è costantemente monitorato e non mostra segni imminenti di attività eruttiva catastrofica. Tuttavia, la possibilità teorica di una futura eruzione VEI 8 solleva interrogativi fondamentali per l’intera umanità, Italia inclusa. Fonte: USGS – Yellowstone Volcano Observatory   Cosa accadrebbe in caso di eruzione VEI 8 a Yellowstone Un’eruzione supervulcanica a Yellowstone rilascerebbe in atmosfera una quantità immensa di ceneri vulcaniche, gas come anidride solforosa (SO₂), anidride carbonica (CO₂) e vapore acqueo, in grado di diffondersi su scala planetaria. Il principale timore, secondo la NASA e lo stesso USGS, riguarda gli effetti climatici globali più che i danni diretti dovuti alla lava o alle scosse sismiche, che resterebbero confinati al continente nordamericano. Le ceneri vulcaniche potrebbero coprire ampie porzioni degli Stati Uniti, portando al collasso delle infrastrutture, contaminazione delle risorse idriche e blackout elettrici. Tuttavia, le conseguenze a lungo termine si estenderebbero ben oltre i confini americani, coinvolgendo anche l’Europa e l’Italia, a causa della modifica della circolazione atmosferica e dell’effetto serra indotto dai gas vulcanici.   Gli impatti sull’Italia: conseguenze atmosferiche e climatiche Una delle principali vie di trasmissione degli effetti di un’eruzione a Yellowstone sull’Italia sarebbe di tipo aerodinamico e climatico. Gli studiosi del National Center for Atmospheric Research (NCAR) hanno modellato le conseguenze di una supereruzione in grado di rilasciare centinaia di milioni di tonnellate di anidride solforosa. Questo gas, una volta immesso nella stratosfera, dà origine a aerosol solfatici, capaci di riflettere la radiazione solare, provocando un significativo raffreddamento globale. Uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters indica che una supereruzione VEI 8 potrebbe provocare un abbassamento medio delle temperature globali tra 3 e 5 °C per un periodo compreso tra 3 e 10 anni. In Italia ciò significherebbe inverni rigidi, estati freddissime e una grave alterazione del ciclo agricolo, con danni estesi a viticoltura, olivicoltura, cerealicoltura e tutte le coltivazioni stagionali. Fonte: Geophysical Research Letters – Robock et al.   Precipitazioni di ceneri: rischio per il sistema aereo e sanitario europeo La distanza tra Yellowstone e l’Italia è di circa 8.500 chilometri, ma la dispersione atmosferica delle ceneri vulcaniche potrebbe raggiungere anche l’Europa meridionale, come già osservato nel caso della più modesta eruzione del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda nel 2010. Allora, le ceneri causarono la chiusura dello spazio aereo europeo per diversi giorni. Secondo un modello pubblicato da Alan Robock dell’Università di Rutgers, un’eruzione di tipo VEI 8 porterebbe a una dispersione di ceneri su scala globale, con impatti anche in Europa dopo pochi giorni. Le micro-particelle vetrose contenute nelle ceneri rappresentano un rischio per motori a reazione, portando al blocco totale del traffico aereo internazionale. Per l’Italia, ciò si tradurrebbe nella chiusura degli aeroporti principali come Fiumicino, Malpensa, Venezia e Bologna, con impatti gravi su turismo, import-export e logistica. In ambito sanitario, le ceneri inalabili potrebbero aggravare patologie respiratorie come asma, bronchiti croniche e patologie polmonari ostruttive, oltre a causare irritazioni oculari e cutanee su larga scala. Le autorità sanitarie dovrebbero mettere in atto piani straordinari di emergenza simili a quelli pandemici, per contenere le esposizioni e proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione. Fonte: Robock et al., Rutgers University   Collasso della catena alimentare e instabilità sociale Il cambiamento climatico improvviso generato da una supereruzione avrebbe effetti devastanti sul sistema agricolo globale. La produzione agricola italiana, già fragile di fronte agli eventi estremi, subirebbe una drastica riduzione della produttività. Le regioni come la Pianura Padana, la Toscana, la Sicilia e la Puglia sarebbero tra le più colpite. La scarsità alimentare potrebbe portare all’aumento vertiginoso dei prezzi, innescando tensioni sociali, migrazioni interne e rivolte locali, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate. Un rapporto del Global Risk Assessment Framework delle Nazioni Unite (UNDRR) del 2023 include le eruzioni supervulcaniche tra i “global catastrophic risks” insieme a pandemie, collassi economici e guerre nucleari. In caso di un simile evento, l’Italia potrebbe dover affrontare una crisi energetica e alimentare combinata, con necessità di ricorrere a riserve strategiche e all’importazione di cibo da Paesi meno colpiti. Fonte: UNDRR – Global Risk Assessment Framework   Effetti su ecosistemi, biodiversità e risorse idriche L'abbassamento delle temperature e la pioggia acida derivante dalla combinazione tra ceneri e SO₂ influirebbero profondamente sugli ecosistemi italiani, in particolare nei parchi nazionali, nelle aree protette e nelle zone agro-forestali. La morte di massa della vegetazione altererebbe il ciclo del carbonio, aggravando ulteriormente la crisi climatica. I fiumi come il Po, il Tevere e l’Arno vedrebbero una riduzione del flusso, aggravata dalla diminuzione delle precipitazioni nevose nelle Alpi e negli Appennini. Nel Mar Mediterraneo, la diminuzione della radiazione solare causerebbe una crescita anomala del fitoplancton, destabilizzando l'intera catena trofica marina. La pesca, già sottoposta a forti pressioni, entrerebbe in una fase critica, con crollo della produttività e danni alle economie costiere.   Ripercussioni geopolitiche e sicurezza nazionale Una crisi globale innescata da una supereruzione vedrebbe anche l’Italia coinvolta in dinamiche geopolitiche complesse. L’instabilità sociale e l’interruzione dei flussi commerciali globali potrebbero indurre migranti climatici a dirigersi verso l’Europa e l’Italia. Le forze armate e la Protezione Civile verrebbero mobilitate non solo per garantire l’ordine interno ma anche per sostenere missioni umanitarie internazionali. Lo scenario non è puramente teorico: nel 1815, l'eruzione del Monte Tambora in Indonesia — di magnitudo VEI 7 — causò l’anno senza estate (1816), provocando carestie in Europa e una significativa alterazione del clima anche in Italia. Fonte: NASA Earth Observatory – Tambora eruption   Una sorveglianza continua, ma le incertezze restano Oggi, i centri di monitoraggio come lo Yellowstone Volcano Observatory utilizzano reti sismiche, satelliti e GPS per tenere sotto controllo ogni segnale premonitore. Tuttavia, come ha sottolineato Michael Poland, geologo dell’USGS, la prevedibilità di un evento VEI 8 resta bassa, e potrebbero volerci settimane o pochi mesi per passare da segnali precursori all’eruzione vera e propria. Fonte: Michael Poland, USGS Yellowstone Update

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