Il terremoto del 26 agosto 1806 nei Castelli Romani - Colli Albani
maggiori effetti
La scossa avvenne il 26 agosto 1806 alle ore 7:35 GMT; colpì i Colli Albani e causò i massimi effetti a Genzano, Rocca di Papa e Velletri. I danni furono notevoli in altri 14 paesi. A Genzano la scossa causò gravi danni con morti e feriti. A Rocca di Papa fu distrutto quasi totalmente il quartiere più elevato dell'abitato e vi furono morti e feriti; la cattedrale risultò danneggiata e crollò metà della chiesa dei padri Scalzi della Mercede. A Velletri crollarono le chiese della Madonna degli Angeli e di Santa Maria Inviolata, entrambe situate fuori città e in pessime condizioni; il palazzo pubblico, la chiesa di San Salvatore e la cattedrale riportarono gravi danni; tutte le abitazioni risultarono danneggiate, alcune dovettero essere demolite e la maggior parte riparate; molti furono i feriti. Il terremoto causò gravi danni in altri 5 paesi. A Frascati, caddero fumaioli, si aprirono numerose fessure nei muri dei fabbricati e la Villa Rufinella di proprietà del senatore Luciano Bonaparte subì lesioni che la resero inabitabile. A Nemi crollò il convento dei Minori Osservanti e la chiesa annessa si aprì in quattro parti. A Zagarolo, crollò parte del palazzo baronale. Ad Ariccia crollò il tetto della chiesa rurale di San Nicola, caddero dei fumaioli e si fessurarono alcune abitazioni. Ad Artena (all'epoca chiamata Montefortino) crollò la volta della cappella della chiesa della Madonna delle Grazie. Subirono danni minori Albano Laziale, Cisterna, Cori, Giuliano, Lanuvio (all'epoca Civita Lavinia), Priverno (all'epoca Piperno), Rocca Massima, Sermoneta, Sezze. La scossa fu avvertita fino a Napoli. Il periodo sismico fu molto breve, alla scossa principale seguirono alcune leggere repliche il giorno stesso e il giorno 28 agosto 1806.
effeti socio-economici
Vi furono vittime e numerosi feriti a Genzano e a Rocca di Papa (1). A Velletri non vi furono morti, ma numerosi feriti (2). A Frascati la popolazione, spaventata, fuggì precipitosamente dalle case; nel pomeriggio, tornata la calma, si svolsero varie manifestazioni religiose: un solenne triduo ed una processione di penitenza per ringraziare la Beata Vergine. A queste cerimonie partecipò tutto il clero secolare e regolare, la magistratura cittadina, la nobiltà, la truppa civica ed i soldati francesi qui stanziati. Un pubblico consiglio decretò di celebrare la data del 26 agosto per ricordare l'evento. Fu stabilito un digiuno da osservarsi nel giorno della vigilia della festività della Madonna delle Grazie riconosciuta protettrice della città nell'occasione del terremoto. Per testimoniare l'impegno, assunto in quell'occasione dal popolo, di osservare in perpetuo il digiuno, per iniziativa dell'ordine dei decurioni, fu collocata una lapide nella cattedrale (3). Tutta la popolazione si riversò nelle piazze. Nella cattedrale fu esposto il Sacramento e cantato il Te Deum. Gruppi di donne a piedi nudi si recarono a cantare le litanie fuori della porta delle chiese di Capo Croce e delle Scuole Pie (4). A Frascati molto popolo partecipò alla messa ed al Te Deum fatti celebrare nella chiesa di San Simeone Profeta dal senatore Luciano Bonaparte in ringraziamento della sua salvezza dalle rovine della residenza della Ruffinella (5). Molte persone illustri, che al momento del terremoto si trovavano nelle località colpite, tornarono a Roma e fecero celebrare una messa solenne nella chiesa di San Salvatore in Lauro (6).
effetti sull'ambiente
Si ebbero effetti sulle acque sotterranee e di superficie. A Nemi, sui monti della Faiola, vi fu la comparsa momentanea di un piccolo bacino sulfureo; a Roma fu notato un abbassamento del livello delle acque del Tevere. Gilii (1807) ricorda che nel litorale laziale qualche persona notò un'insolita e forte agitazione del mare. Va però osservato che Gilii riportò questa notizia per sostenere la sua ipotesi della localizzazione marina dell'evento sismico: ciò indebolisce molto il valore attestativo di questa fonte, rendendo assai dubbio l'evento.
teorie e osservazioni
Gilii (1807) spiega come la natura del suolo della zona di Albano favorisse il verificarsi di fenomeni sismici. Le sostanze bituminose, sulfuree e piritose accumulatesi presso il vulcano estinto, suscettibili di accensione, avrebbero accresciuto gli effetti del torrente elettrico in espansione, causa del terremoto. Secondo Gilii la scossa ebbe origine nel Mare Mediterraneo come suggerito dai fenomeni avvenuti nelle acque del litorale (1).
documenti
È stata revisionata la bibliografia del Catalogo PGF (1985) costituita dallo studio di Spadea et al. (1985) che riporta le valutazioni di intensità della scossa nelle singole località (1). Tale studio rimanda ai cataloghi di Capocci (1861) (2), Baratta (1901) (3), Galli (1906) (4) e Molin (1981) (5). Per integrare questi dati è stata condotta una ricerca bibliografica. Le dettagliate informazioni contenute nel catalogo di Galli (1906) sono basate sull'opera memorialistica locale di Bauco (1851) (6), sul catalogo di De Rossi (1889) (7) e sul saggio di Baratta (1899) sui materiali raccolti da De Rossi (8). In Baratta (1897) (9) sono contenute informazioni sulle località colpite basate su corrispondenze giornalistiche e sulle osservazioni meteorologiche fatte da Gilii (1807) durante l'anno 1806 (10). Sono state reperite ed analizzate le opere memorialistiche di Giorni (1842) (11) e di Seghetti (1891) (12) e 6 cronache giornalistiche afferenti a 4 testate coeve (13). Riferimenti generici dell'evento sono contenuti nel catalogo di Mercalli (1883) (14), nel catalogo di Perrey (1899) (15) e nell'elenco dei terremoti osservati alla specola vaticana da Lais (1892) (16). Per quanto riguarda il maremoto correlato, è stato rilevato che la tradizione sismologica ha recepito in modo erroneo una notizia di fenomeno marino, peraltro dubbia, contenuta in Gilii (1807). Questo autore, intendendo sostenere la localizzazione marina dell'evento sismico, ricordò che qualcuno, nel litorale laziale, aveva osservato una forte agitazione del mare. Questa notizia confluì nella tradizione sismologica attraverso Baratta (1901) e Galli (1906). Baratta forzò la notizia in Gilii sostenendo che la forte agitazione del mare era stata osservata lungo i litorali di Ardea (paese situato a pochi chilometri dalla costa), di Nettuno e di Terracina, località citate da Gilii in un contesto diverso dal suo riferimento all'agitazione del mare; Galli interpretò invece la notizia in Gilii come menzione di un "forte maremoto" localizzato nel mar Tirreno. Il catalogo dei maremoti di Caputo e Faita (1984) cita Baratta (1901) e ignora Galli (1906), accogliendo così la notizia di una forte agitazione del mare osservata dai litorali di Ardea, di Nettuno e di Terracina. La recente revisione del catalogo di Caputo e Faita (1984) compiuta da Maramai e Tertulliani (1994) esclude che nel mar Tirreno sia avvenuto un maremoto correlato al terremoto del 26 agosto 1806, ma non rileva che la notizia in Gilii aveva la funzione di rafforzare la sua ipotesi di una localizzazione marina del terremoto. In base a questa analisi si può ragionevolmente concludere che la notizia in Gilii è da considerarsi assai dubbia, e che comunque, questo fenomeno marino, se avvenuto, non riguardò le tre località ricordate da Baratta (1901), ma la costa genericamente intesa a sud di Roma.
cronologia
8. Scossa avvertita a Rocca di Papa (1). 13:15 ore italiane. Scossa avvertita ad Ariccia (2), a Velletri (3). 13:20 ore italiane Scossa avvertita a Roma. Fu avvertita alla Specola Vaticana (4). 8:30 ora d'Italia. Scossa avvertita a Roma (5). 13:30 ore italiane. Scossa avvertita a Roma (6)