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METEO GIORNALE
  • Le sfide di Artemis della NASA prima di riportare l’uomo sulla Luna

    La sfida di Artemis: tra ‍successi e ⁤ostacoli ⁣da superare

    Il programma Artemis della NASA, che mira a riportare ​gli esseri⁤ umani ​sulla Luna,⁢ sta affrontando sfide significative ‌prima ​del ⁢tentativo di lancio previsto per​ il 2025. Un recente rapporto dell’ispettore generale ha evidenziato diverse anomalie che l’agenzia spaziale deve⁢ correggere per garantire la sicurezza dell’equipaggio.

    Durante ​il rientro nel 2022, lo scudo termico protettivo di Artemis I ha mostrato un’usura in più di⁣ 100 punti diversa ⁣da quella ‌prevista. Inoltre, alcuni bulloni si sono sciolti e⁣ si sono verificate ⁢almeno due dozzine ​di anomalie nella distribuzione ⁤dell’energia elettrica. Durante‌ il ⁤primo⁢ lancio del programma, sono stati riscontrati​ danni significativi alla struttura di lancio, che avrebbero potuto causare danni catastrofici al razzo o alla navicella⁢ spaziale se i ⁣detriti fossero entrati in‍ contatto con⁣ essi.

     

    L’amministratore della NASA, Bill Nelson, ha dichiarato all’inizio di‍ quest’anno che la sicurezza ⁢è la massima priorità dell’agenzia, nonostante i ritardi nel ⁢programma Artemis. L’intenzione è quella di lanciare un equipaggio di astronauti a bordo di ‍Artemis II intorno alla ⁤Luna e di avventurarsi nello spazio più lontano di‍ quanto qualsiasi essere umano abbia mai fatto nel settembre 2025. Tuttavia, questa data potrebbe subire variazioni, con‍ modifiche e test che richiedono più tempo del previsto.

     

    Nonostante i funzionari⁣ della NASA considerino Artemis I un successo complessivo, che ha fornito dati importanti e‍ insegnamenti, la missione‍ ha anche rivelato problemi tecnici significativi che l’agenzia deve affrontare prima di Artemis II. ⁣In particolare, identificare e mitigare‌ le⁤ cause principali ⁣dei problemi di ⁢fusione ed erosione dello scudo ⁣termico e dei⁣ bulloni di separazione di Orion sarà ⁢cruciale per il futuro dell’agenzia.

    La NASA ha prestato ​maggiore attenzione ai potenziali danni ⁤ai sistemi⁣ di protezione termica degli orbiter‍ dal 2003, quando la ⁤schiuma ha colpito lo Space Shuttle ⁣Columbia, ⁤portando alla sua catastrofica disintegrazione durante il rientro.

     

    La ‍missione con equipaggio⁢ Artemis II è prevista per testare le capacità dei sistemi di supporto vitale e preparare⁣ il terreno per un atterraggio sulla Luna durante Artemis III. L’ultimo atterraggio con equipaggio sulla Luna è stato Apollo 17, avvenuto ‍nel dicembre 1972.

    Si‌ stima che entro il 2025, la NASA avrà speso più di ⁣55 miliardi di dollari per ​il programma Artemis, considerato l’impresa più complessa dalla serie Apollo. Il ‍rapporto non ha affrontato ritardi o problemi ⁤tecnici incontrati ⁢da partner come​ SpaceX e Axiom,⁣ concentrandosi esclusivamente​ sui risultati⁣ della missione Artemis I.

     

    Un rapporto⁣ recentemente pubblicato dall’Ufficio⁤ di Responsabilità Governativa degli Stati Uniti ha scoperto che il ritorno⁣ più precoce degli esseri ​umani sulla Luna sarà nel 2027. La NASA ha pianificato almeno 11 lanci di Artemis che consegneranno ⁢rifornimenti e astronauti a una stazione spaziale lunare e aiuteranno nell’esplorazione della superficie lunare.

    Il programma Artemis rappresenta un passo avanti significativo nella‌ corsa allo spazio ‌e nella ricerca di nuove frontiere per l’umanità. Nonostante le sfide e⁢ gli ostacoli da ⁤superare, la NASA è determinata⁣ a​ perseguire questo obiettivo ambizioso, con la sicurezza dell’equipaggio come priorità ⁣assoluta. La strada verso la ⁤Luna​ è ancora lunga, ma il viaggio ‍promette di essere entusiasmante e ricco di scoperte.

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  • INSIDIOSA goccia fredda in arrivo, le conseguenze meteo

     

    Il panorama meteo attuale è caratterizzato da un susseguirsi di fronti e rapide pause asciutte. Un tentativo di miglioramento del tempo lo gustiamo per il fine settimana, con un’alta pressione che porta un lieve aumento⁤ delle temperature. Tuttavia, questo ‍tentativo sembra ⁣destinato a​ fallire, poiché‍ ci attendiamo ⁢un ⁤nuovo ‍peggioramento già da Martedì 7.

     

    Un peggioramento meteorologico in arrivo

    Per quanto riguarda il peggioramento previsto per ⁢la prossima settimana, sembra esserci poca⁣ incertezza. Un vortice ciclonico di origine oceanica,⁤ che si isolerà successivamente sui nostri⁤ mari, sarà il responsabile di questo cambiamento. Questo⁣ comporterà difficoltà previsionali ‍non trascurabili, ma‌ anche ‍la​ certezza di precipitazioni ‍intense in alcune regioni, con possibili rovesci e temporali.

     

    Temporali diffusi e a tratti violenti

    In ⁣tarda ‌Primavera,⁣ l’intensificarsi della radiazione solare⁣ riscalda i terreni, creando forti ⁣contrasti termici ‌tra le basse e le alte quote (è qualcosa di normale). Questa situazione favorisce ⁢lo ‍sviluppo‍ di moti convettivi, soprattutto nelle ore pomeridiane, che possono ​portare ​alla formazione di temporali anche intensi, tra tardo pomeriggio e sera. Tra il 7 e il 9 Maggio, si prevede ⁣un ‍aumento della probabilità di forti‌ temporali, con la possibilità di grandinate,‌ nubifragi e raffiche ⁣di vento molto forti.

     

    Ecco dove ci saranno i temporali più forti

    Ricordiamo che quando parliamo di goccia fredda sussiste una certa imprevedibilità nelle condizioni meteo. Avere un minimo di bassa pressione molto freddo in quota fa sì che si sviluppino temporali con grande rapidità e il contrasto tra caldo nei bassi strati e freddo in quota permette che ci possano essere un po' ovunque.

    Alla luce di ciò, le zone più colpite potrebbero essere Lombardia ed Emilia Romagna, nonché buona parte del Centro Italia. Per i maggiori dettagli invitiamo i lettori a usare le nostre previsioni sul sito. Purtroppo con tale pattern meteo l'incertezza è assai alta anche a poche ore dall'evento.

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  • La luce segreta della neve: cosa la fa davvero brillare?

    Le proprietà ottiche della neve:‌ una chiave per la sicurezza e ‍la ⁢tecnologia

    La neve, elemento caratteristico delle stagioni invernali, è spesso percepita come un manto bianco ⁤e ‍freddo che ricopre il paesaggio. Tuttavia, la sua natura ‌è​ ben più complessa di quanto si possa ‌immaginare. Mathieu Nguyen, ricercatore​ presso la Norwegian University of Science⁤ and Technology (NTNU) di Gjøvik, ha recentemente difeso la‌ sua tesi ‌di dottorato focalizzata sulle proprietà ottiche della ‍neve, svelando aspetti sorprendenti che potrebbero⁤ rivoluzionare diversi ambiti tecnologici.

    Nguyen spiega ⁣che la neve‍ riflette tutte le lunghezze d’onda della luce ​e può assumere colorazioni diverse a seconda delle condizioni ambientali ‌e dell’angolazione con cui la luce la ‍colpisce. Fattori come l’età, la densità ​della neve e l’inquinamento atmosferico influenzano notevolmente ⁤il suo aspetto. ⁤L’analisi di oltre mille immagini​ di neve ha permesso a Nguyen di sviluppare metodi che potrebbero ‌migliorare la gestione della viabilità invernale ‍e la prevenzione delle valanghe.

     

    Un paesaggio di specchi

    Il ricercatore ha studiato ⁣come la neve ⁢assorba e rifletta la luce, concentrandosi in particolare⁣ sul modo‍ in cui i cristalli di neve scintillano al sole.⁢ Questo fenomeno, oltre a conferire una bellezza unica ai paesaggi invernali, potrebbe essere la chiave per rispondere a domande che da anni incuriosiscono gli scienziati.

    Ma cosa fa scintillare ⁢la neve nelle giornate soleggiate? “La neve è un accumulo di cristalli di ghiaccio ‌che, in condizioni ideali, agiscono come ‍piccoli specchi. Se orientati correttamente, riflettono la‍ luce solare direttamente ⁢verso‌ l’osservatore, brillando come ‘scintille’ nel paesaggio”, afferma ‍Nguyen.

     

    Potenzialità enormi

    Sebbene siano stati condotti​ numerosi studi sul modo ‍in cui diversi metalli ‌riflettono la luce, la scintillazione della neve è ‌ancora poco compresa. Nguyen ha‍ esplorato come variano il contrasto e⁣ la densità di queste⁢ scintille in immagini di neve in diverse condizioni, con l’obiettivo ‍di sviluppare un metodo di analisi che consenta ⁤di classificare i diversi tipi⁣ di neve‌ a partire dalle immagini, ​una possibilità attualmente non realizzabile.

    Questo approccio potrebbe avere applicazioni ⁢significative nella tecnologia ⁣dei sensori, contribuendo a rendere più sicuri i viaggi su strade invernali, soprattutto in ‍vista dell’introduzione di veicoli completamente autonomi.

     

    Immagini da tutto il mondo

    Finora, i dati raccolti provengono principalmente da varie località della Norvegia orientale. I ‍risultati sono promettenti e indicano che la scintillazione può essere utilizzata per ⁤classificare la​ dimensione dei granelli di ‍neve. Tuttavia, per ​classificare con maggiore precisione i tipi di neve, è​ necessario un volume ⁢di dati molto più ampio, ⁢preferibilmente con immagini provenienti da tutto il mondo.

    Nguyen ​sottolinea l’importanza di acquisire immagini da luoghi con condizioni⁢ ambientali diverse, per comprendere il ruolo che diversi livelli⁣ di inquinamento possono avere sull’aspetto e sulle proprietà della⁣ neve.

     

    Un’esperienza ⁢per il futuro

    Oltre a essere difficile da interpretare dalle immagini, la neve ​si è rivelata sorprendentemente complessa da riprodurre digitalmente. Le rappresentazioni artificiali​ attuali nei videogiochi e nei simulatori non sono molto più avanzate di semplici superfici⁢ bianche. I​ risultati della ricerca di Nguyen mostrano progressi ‍promettenti ​anche in questo ambito, aprendo la possibilità di ⁤offrire esperienze invernali⁢ realistiche anche a chi non ha accesso alla neve, in un futuro in cui, a causa dei cambiamenti climatici antropogenici, potrebbe essercene molta meno.

     

    Secondo l’Istituto Meteorologico Norvegese, entro il 2050 più ⁤di ‌un milione di norvegesi vivrà in⁢ luoghi con meno di ‍un​ mese di⁣ condizioni invernali. È quindi fondamentale poter riprodurre la neve in tutta la sua ⁢complessità ⁣per ‌insegnare a chi ⁤non l’ha mai⁢ vista cosa sia realmente.

    Riferimento: “Exploring Imaging Methods for‍ In Situ Measurements of the ‌Visual Appearance of Snow” di Mathieu Nguyen, Jean-Baptiste Thomas‌ e Ivar Farup, 28 gennaio 2024, Geosciences. ​DOI: 10.3390/geosciences14020035

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