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METEO GIORNALE
  • Estate 2025: le prospettive che non ti aspetti

    Negli ultimi quattro anni si sono registrate due delle tre estati più calde di sempre in Italia: quella del 2022, con circa 23,4° di media, e quella dello scorso anno, estate 2024, con circa 23° di media nel trimestre estivo Giugno/Luglio/Agosto. L'estate più calda di sempre, relativamente all'Italia, resta quelle del 2003, con 23.6° di media, mentre la temperatuta media trentennale delle nostre estati viaggia sui 21,3°. Va rilevato che, a livello mondiale, invece, l'estate del 2024 è stata la più calda in assoluto, da quando esistono le registrazioni, e che tutto il 2024 è stato ugualmente l'anno più caldo in assoluto. Date queste premesse di escalation palese della temperatura globale, statisticamente sarebbe lecito attendersi ancora un'estate rovente sull'Europa in genere e, naturalmente, anche sull'Italia, posizionata nel cuore del Mediterraneo che, ricordiamolo, è una delle aree globali con maggiore esasperazione termica positiva. Dai riscontri ultimi sulle proiezioni stagionali dei centri di calcolo traspare, però, un dato più che confortante in riferimento al possibile andamento della prossima stagione estiva 2025: potrebbe non esserci una particolare incidenza del fronte caldo subtropicale, specie con componente nordafricana.   Nella seconda immagine allegata, sono rappresentate le anomalie bariche medie relative all'intero decorso del trimestre estivo, calcolate dal modello globale europeo ECMWF (nella versione stagionale). Appare piuttosto evidente, da questa simulazione barica di massima, che eventuali forcing anticiclonici a carattere subtropicale, potrebbero prediligere, in termini di maggiore frequentazione, ma anche di maggiore strutturazione e sostanza, o i comparti iberici/mediterranei occidentali, o quelli ellenici/ mediterranei orientali.   In termini barici, sarebbe ipotizzata un certa anomalia positiva, colorazione a scala di arancio, su buona parte del Centrosud Europa, quindi con buona ricorrenza di alte pressioni su queste aree. Tuttavia, si nota anche una anomalia negativa di pressione sul Nord Europa, qui con maggiori vorticità e, naturalmente, maggiore instabilità, vorticità che inciderebbero, a fasi alterne e attraverso medie ondulazioni instabili, verso i meridiani centrali del continente.   Con queste dinamiche di massima, a fronte di una evoluzione stagionale estiva che computerebbe comunque ampie e prolungate fasi di bel tempo per i comparti italiani, anche moderatamente calde, potrebbero non esserci spazi, perlomeno duraturi, per alte pressioni nordafricane a cuore caldo verso l'Italia. Insomma, il caldo eccezionale e soprattutto protratto potrebbe essere precluso.  I meridiani nostrani, infatti, potrebbero essere in più di qualche fase, insidiati anche da moderati cavi nordatlantici, oltre che inibenti promontori caldi, anche responsabili di sortite di nuclei freschi, specie in quota, sconfinanti fino al Mediterraneo centrale e all'Italia, con azioni temporalesche di tanto in tanto, di più al Nord, ma diffusi anche al Centrosud, specie verso le aree interne.   Non sarebbe esclusa, anche, qualche fase con temporaneo isolamento dei medesimi nuclei in quota sul Mediterraneo centro meridionale, in corrispondenza della Sicilia centro orientale, della Calabria e dello Ionio occidentale, con fasi temporalesche basse, più incidenti verso i settori estremi meridionali. Dunque, prospettive, almeno stando all'ultimo aggiornamento sulla tendenza stagionale su base del modello europeo ECMWF, di una estate prossima sostanzialmente nella norma, verosimilmente in controtendenza rispetto alle ultime, con prevalenti, fisiologiche fasi di bel tempo stabile e moderatamente caldo, ma intervallate a fasi più fresche e temporalesche, specie al Nord e al Sud.   In riferimento alla temperatura media estiva, sarebbero computate deboli anomalie positive a scala generale Italia, quindi un leggero surplus, ma davvero minimo, nell'ordine di qualche decimo di grado in più rispetto alla media trentennale, a fronte dei 2/2,5° in più negli ultimi anni. Sulla Sicilia e sulla Calabria, per di più, i valori medi potrebbero essere anche nella norma, quindi proprio sulle regioni simbolo del caldo "cocente", l'estate prossima potrebbe evolvere termicamente sotto tono e senza grossi clamori anche sul resto del paese.
  • La comparsa della LUNA. In un passato lontano non c’era

    La nascita della Luna: una storia scolpita nel fuoco

    Quando alziamo gli occhi al cielo notturno, osservando la Luna sospesa nella sua orbita elegante, raramente ci soffermiamo a pensare alla sua origine. Eppure, la sua formazione racconta una delle storie più drammatiche e violente dell’intero Sistema Solare. Una storia che, secondo le ricostruzioni della scienza planetaria moderna, ha inizio con un impatto colossale, un evento che ha letteralmente scolpito il futuro della Terra. La teoria oggi più accreditata per spiegare l’origine della Luna è quella dell’impatto gigante (Giant Impact Hypothesis), sostenuta da decenni di studi e osservazioni astrofisiche. Questa ipotesi, sviluppata negli anni ’70 e confermata da modelli numerici sempre più precisi, suggerisce che la Luna si sia formata in seguito a una collisione catastrofica tra la Terra primitiva e un corpo celeste delle dimensioni di Marte, chiamato Theia.  

    Theia: il corpo celeste che non vedremo mai

    Secondo le simulazioni più attendibili, Theia si sarebbe formata nello stesso disco di polveri e gas che ha dato origine ai pianeti rocciosi del Sistema Solare interno, come Venere, Terra, Marte e Mercurio. Orbite instabili e risonanze gravitazionali con Giove e Saturno potrebbero aver spinto Theia su una traiettoria destinata a incrociare quella della Terra, circa 4,5 miliardi di anni fa. L’impatto che ne seguì fu talmente potente da vaporizzare intere porzioni della crosta terrestre e di Theia. Immense quantità di materiale roccioso vennero scagliate nello spazio, dando origine a un disco circumterrestre di detriti incandescenti, simile a quelli osservati oggi attorno ad alcune giovani stelle.  

    Un satellite nato dalla fusione di due mondi

    Nel giro di poche decine di migliaia di anni — un battito di ciglia in scala cosmica — quel disco si aggregò per effetto della gravità e diede vita a un corpo sferico: la Luna. Analisi isotopiche effettuate su campioni lunari, raccolti durante le missioni Apollo, mostrano una composizione straordinariamente simile a quella del mantello terrestre. Questo dato suggerisce che gran parte del materiale che compone la Luna provenga proprio dalla Terra primordiale, più che da Theia stessa. Questa somiglianza chimica è uno degli indizi più forti a favore della teoria dell’impatto gigante, rispetto ad altre ipotesi oggi considerate obsolete, come quella della cattura gravitazionale (la Luna sarebbe stata un oggetto vagante intrappolato dalla gravità terrestre) o della co-accrezione simultanea (la Terra e la Luna si sarebbero formate insieme nello stesso tempo e luogo).  

    Le conseguenze cosmiche dell’impatto

    L’impatto che ha generato la Luna ha avuto implicazioni fondamentali per l’evoluzione del nostro pianeta. Anzitutto, ha modificato l’inclinazione dell’asse terrestre, contribuendo a stabilizzare le stagioni. Senza la Luna, la Terra oscillerebbe caoticamente, rendendo il clima troppo instabile per l’evoluzione della vita complessa. In secondo luogo, la presenza della Luna ha influenzato l’attività geologica terrestre. La forza di marea esercitata dal satellite ha contribuito a mantenere attivo il nucleo della Terra, facilitando la dinamo magnetica che protegge la superficie terrestre dai raggi cosmici e dal vento solare. Infine, le maree lunari hanno inciso sulla distribuzione degli oceani, facilitando la formazione di ambienti costieri ricchi di nutrienti. Questi ambienti, secondo molti scienziati, sono stati fondamentali per la comparsa delle prime forme di vita multicellulare.  

    Il mistero del doppio impatto e le teorie alternative

    Negli ultimi anni, alcune simulazioni ad altissima risoluzione hanno suggerito una variante più complessa alla teoria dell’impatto gigante: la teoria dell’impatto multiplo. Secondo questo scenario, la Luna non si sarebbe formata da un singolo scontro ma da una serie di collisioni minori, ciascuna delle quali avrebbe generato anelli di detriti che si sarebbero successivamente fusi. Un altro modello innovativo, proposto nel 2018 da un team del Weizmann Institute of Science in Israele, ha simulato centinaia di piccoli impatti, ciascuno dei quali avrebbe contribuito progressivamente alla formazione di una "luna embrionale" poi cresciuta per aggregazione. Tuttavia, questi modelli restano ancora marginali rispetto all’eleganza e alla forza predittiva dell’ipotesi dell’impatto gigante, che continua a essere la più citata nelle pubblicazioni su riviste autorevoli come Nature Geoscience e Science Advances.  

    Un passato rovente inquetante

    La Luna, in apparenza fredda e silenziosa, è in realtà una testimone privilegiata del passato violento del nostro pianeta. La sua superficie, priva di atmosfera, conserva crateri e strutture geologiche risalenti a miliardi di anni fa, offrendo agli scienziati un archivio naturale delle prime fasi del Sistema Solare. Grazie alle missioni delle agenzie spaziali come la NASA, l’ESA e la recente attività dell’agenzia spaziale cinese CNSA, il nostro satellite sta tornando al centro dell’attenzione scientifica. Le nuove esplorazioni mirano a raccogliere dati sempre più precisi sulla sua composizione interna, cercando tracce di acqua ghiacciata, attività sismica residua e persino indizi su eventuali risorse minerarie.  

    Gli esopianeti

    Infine, lo studio dell’origine e dell’evoluzione della Luna ha un valore che va ben oltre il nostro Sistema Solare. Capire i processi di formazione dei satelliti e dei pianeti terrestri ci permette di interpretare meglio i dati provenienti da esopianeti rocciosi osservati in orbita attorno ad altre stelle. Alcuni di questi, individuati grazie al telescopio spaziale James Webb, mostrano caratteristiche simili alla Terra primordiale, e potrebbero aver vissuto collisioni analoghe. La Luna, quindi, non è solo un compagno silenzioso nel cielo: è un archivio geologico vivente, un testimone dell’origine del nostro mondo e un faro scientifico per l’esplorazione del cosmo. E proprio grazie alla sua storia violenta, oggi possiamo contemplare la bellezza e la stabilità del nostro pianeta, ricordando che anche la violenza, nel cosmo, può generare equilibrio.
  • Meteo Maggio: l’arrivo del caldo estivo preoccupa già

    L’inizio di Maggio porta un caldo anomalo e precoce L’arrivo di un promontorio di alta pressione di matrice africana nei primi giorni di Maggio 2025 è molto più di una semplice anomalia meteorologica stagionale. Rappresenta un campanello d’allarme climatico per l’Italia, con implicazioni importanti per l’intera estate che si avvicina. Secondo i modelli meteorologici e le analisi dei principali centri climatologici europei, questa espansione subtropicale verso nord è sintomatica di un Mediterraneo sempre più soggetto a dinamiche tipiche dei climi tropicali. Il Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF) ha già evidenziato in diverse sue pubblicazioni come l’influenza delle alte pressioni africane sul continente europeo si stia accentuando con gli anni, con una persistenza sempre maggiore, soprattutto tra maggio e settembre. Si tratta di un fenomeno che non solo anticipa l’arrivo dell’estate meteorologica, ma modifica profondamente le dinamiche atmosferiche, favorendo periodi secchi, temperature anomale e un’elevata frequenza di eventi estremi.   Nord Africa rovente: anticipo di una crisi climatica Mentre l’Italia comincia a respirare l’aria calda proveniente dal Sahara, nel Nord Africa si registrano già da fine Aprile temperature oltre la media stagionale di 6–10 °C, con ondate di calore che superano i 40 °C in Algeria, Tunisia e Libia. Un segnale inequivocabile della pressione esercitata dalla cupola di calore africana. Secondo i dati pubblicati dalla World Meteorological Organization (WMO), l’Africa settentrionale è una delle aree che si sta scaldando più rapidamente al mondo, con una media di +0,4 °C per decennio negli ultimi 50 anni. Questa tendenza ha effetti diretti sulla penisola italiana, specie per Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria, regioni che subiscono trasporti d’aria calda diretti e ricorrenti, accompagnati talvolta da sabbia del deserto in sospensione.   Un’anticiclone africano in Maggio è un presagio pericoloso L’arrivo dell’alta pressione africana nei primi giorni di maggio non è solo un'anomalia. È, piuttosto, un messaggio climatico chiaro e inequivocabile: l’Italia sta vivendo una trasformazione atmosferica strutturale, in cui le stagioni si spostano, si accorciano, si fondono. Mentre il Centro e il Sud iniziano a respirare l’estate, con giornate asciutte e calde sopra i 30 °C, il Nord resta parzialmente protetto dalle correnti atlantiche, le quali riescono ancora a produrre fenomeni di instabilità temporalesca. Tuttavia, anche questa protezione è temporanea. Dopo la metà di Giugno, è probabile che l’intero Paese venga investito da ondate di calore estreme, spesso interrotte da temporali violenti, segno evidente di un'atmosfera instabile, surriscaldata e dinamica. Gli esperti del Copernicus Climate Change Service, nell’ultimo bollettino climatico mensile, hanno sottolineato come le temperature superficiali del Mediterraneo siano già tra le più alte mai registrate ad aprile, una condizione che favorisce l'espansione dell’anticiclone africano fino a latitudini elevate.   La tropicalizzazione del clima italiano è in atto Non si tratta più solo di un’ipotesi accademica: il clima italiano sta subendo una vera e propria tropicalizzazione, parola che non significa semplicemente "caldo", ma indica la presenza di lunghi periodi secchi intervallati da fenomeni temporaleschi violenti, tipici delle zone equatoriali. Questo cambiamento, secondo il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR), si manifesta attraverso estati sempre più torride, inverni miti, e stagioni intermedie pressoché sparite. Nel rapporto IPCC 2023, viene confermato che l’Italia, assieme a Spagna, Grecia e Francia meridionale, è tra le aree d’Europa più vulnerabili al riscaldamento climatico, con conseguenze dirette su agricoltura, salute pubblica e gestione idrica. Gli eventi estremi legati al meteo – come bombe d’acqua, grandinate distruttive e siccità prolungate – sono destinati ad aumentare. L’anticiclone africano ne è una delle cause principali: non solo scalda, ma blocca la circolazione atmosferica, impedendo l’arrivo delle piogge e favorendo l'accumulo di calore a livelli eccezionali.   Centro e Sud Italia in Estate anticipata: scenario critico Con l’anticiclone africano già presente a Maggio, è altamente probabile che Sicilia, Sardegna, Basilicata, Campania e Lazio vivano un maggio e un giugno siccitosi e roventi, con scarse precipitazioni e temperature costantemente sopra media. La precoce estate meteo porta con sé gravi problematiche: stress idrico per le colture, rischi per la salute delle fasce vulnerabili della popolazione e un aumento esponenziale del rischio incendi. Secondo il rapporto 2024 del JRC (Joint Research Centre) della Commissione Europea, l’area mediterranea è considerata una delle più esposte al pericolo di desertificazione. La persistenza di alte pressioni e il progressivo calo delle precipitazioni primaverili stanno già portando alla trasformazione di vasti territori rurali. I mesi di maggio e giugno, che un tempo erano caratterizzati da instabilità e piogge ristoratrici, stanno ora diventando i precursori dell’estate climatica, spesso senza soluzione di continuità.   Nord Italia: caldo intervallato da temporali, ma solo per ora Nel Nord Italia, la situazione appare leggermente diversa, anche se non meno preoccupante. Le correnti umide provenienti dall’Oceano Atlantico riescono ancora a creare sacche instabili, soprattutto lungo l’arco alpino e in Pianura Padana, dove si alternano giornate afose e improvvisi rovesci temporaleschi. Tuttavia, anche qui la forza dell’anticiclone africano in crescita potrebbe, già entro metà giugno, bloccare le incursioni fresche, portando a lunghe fasi di caldo anomalo anche a Milano, Torino, Bologna e Venezia. Secondo gli studi condotti dall’Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR), l’intensità delle ondate di calore al Nord è aumentata del +60% negli ultimi trent’anni, e la durata media si è raddoppiata. Le proiezioni per estate 2025 vedono un ritorno alla dinamica dell’estate 2022, tra le più calde e siccitose della storia climatica recente.   Effetti meteo sulla salute e sull’ambiente urbano L’arrivo precoce del caldo, unito all’alta pressione persistente, ha effetti tangibili anche sul benessere delle persone. Le ondate di calore intense e prolungate colpiscono duramente soprattutto anziani, bambini e soggetti fragili, come già osservato durante l’estate 2023, in cui il Ministero della Salute ha registrato incrementi significativi della mortalità estiva in tutte le grandi città italiane. Il caldo urbano si amplifica nei centri metropolitani per via del cosiddetto effetto isola di calore, dove le temperature possono superare i 5 °C in più rispetto alle aree rurali circostanti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea nei suoi report più recenti la correlazione tra crisi climatiche e impatti sanitari, soprattutto nei Paesi del Mediterraneo. L’Italia, in questo senso, è una delle nazioni più vulnerabili d’Europa, non solo per la posizione geografica ma anche per la densità abitativa e l’età media elevata della popolazione.   La Primavera che non c’è più: mutazione del calendario stagionale Se un tempo maggio era sinonimo di primavera rigogliosa, giornate variabili e piogge intermittenti, oggi si configura sempre più come un mese transitorio verso l’estate climatica permanente. Il cambiamento climatico, infatti, non riguarda solo le temperature, ma anche la struttura stessa delle stagioni. Le mezze stagioni, un tempo ben delineate, si stanno accorciando e in certi anni spariscono del tutto, con un passaggio quasi immediato dall’inverno al caldo torrido. Gli studi del NASA Goddard Institute for Space Studies e della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) confermano questa tendenza anche su scala globale, indicando come il riscaldamento climatico stia alterando i jet stream e di conseguenza la circolazione atmosferica globale, con effetti anche sull’Europa meridionale.   Un meteo di Maggio che anticipa l’Estate: il nuovo standard climatico L’alta pressione africana che ci raggiunge nei primi giorni di maggio non è un evento isolato, ma un indizio forte di un trend ormai consolidato. Il meteo d’Italia, influenzato da correnti sahariane sempre più frequenti, vive una mutazione profonda, in cui estate e primavera si confondono. Questo comporta gravi impatti su agricoltura, salute, economia e ambiente, e richiede una risposta urgente e strutturata, non solo da parte dei meteorologi, ma anche delle istituzioni. In un contesto dove i record termici vengono abbattuti ogni anno, parlare di "normalità stagionale" diventa sempre più difficile. Il meteo del futuro, per l’Italia, sarà caldo, instabile e imprevedibile. E l’arrivo dell’anticiclone africano già a maggio ne è la prova più evidente.

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