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METEO GIORNALE
  • Il Gennaio delle secche: cosa dice il METEO

    Le secche di gennaio in Italia sono un fenomeno meteorologico ricorrente che spesso caratterizza il cuore dell'inverno, con conseguenze significative sia dal punto di vista climatico che ambientale. Questo fenomeno si manifesta con periodi prolungati di stabilità atmosferica, associati a una ridotta quantità di precipitazioni. Le cause principali sono legate alla configurazione meteorologica dominante in Europa durante questa parte dell'anno.   A gennaio, l'Italia è frequentemente influenzata dall'espansione dell'anticiclone delle Azzorre, una struttura di alta pressione che si estende dall'Atlantico centrale verso il continente europeo. Questa configurazione ostacola l'arrivo delle perturbazioni atlantiche, che di norma portano pioggia e neve sulle Alpi e sugli Appennini. In sua presenza, il tempo risulta stabile su gran parte della penisola, con cieli sereni o poco nuvolosi e precipitazioni quasi assenti.   Un altro fattore che contribuisce alle secche di gennaio è la possibile presenza di un vortice polare forte e compatto. Quando il vortice polare è particolarmente intenso, le correnti a getto restano ben organizzate e scorrono a latitudini più alte, confinando le perturbazioni al nord Europa e lasciando l'Italia sotto la protezione dell'alta pressione. Questo meccanismo tende a esacerbare la mancanza di precipitazioni, soprattutto nelle regioni del centro-nord.   Le secche di gennaio non si limitano a influenzare la quantità di pioggia, ma incidono anche sul ciclo idrico invernale, fondamentale per la riserva idrica del paese. Le precipitazioni invernali, soprattutto quelle nevose, sono cruciali per alimentare i corsi d'acqua e i bacini idrici durante la primavera e l'estate. La mancanza di neve sulle montagne può avere ripercussioni sulla disponibilità d'acqua nei mesi successivi, con impatti significativi sull'agricoltura, sull'energia idroelettrica e sugli ecosistemi naturali.   Un aspetto interessante delle secche di gennaio è la loro variabilità interannuale, legata a fenomeni climatici globali come El Niño e La Niña. Quando El Niño è attivo, l'atmosfera tende a configurarsi in modo da favorire condizioni più perturbate nel Mediterraneo durante l'inverno. Al contrario, con La Niña, si osserva spesso un rafforzamento dell'anticiclone delle Azzorre, che intensifica le secche invernali. Anche la variabilità a lungo termine, come quella associata ai cambiamenti climatici, potrebbe influenzare l'intensità e la frequenza di questo fenomeno, anche se gli studi in merito sono ancora in corso.   Nonostante le secche di gennaio possano sembrare un'anomalia, esse rientrano nel normale andamento climatico del Mediterraneo, caratterizzato da alternanza tra periodi di stabilità e di instabilità. Tuttavia, negli ultimi decenni, è emerso un trend verso una maggiore persistenza delle alte pressioni invernali, un fenomeno che potrebbe essere collegato al riscaldamento globale. Questo cambiamento può avere conseguenze a lungo termine, soprattutto se accompagnato da una diminuzione complessiva delle precipitazioni annuali.   Le secche di gennaio non portano solo effetti negativi. In alcune aree, la stabilità atmosferica favorisce giornate soleggiate, utili per il turismo invernale e per la pratica di attività all'aria aperta. Tuttavia, in altre zone, come le pianure del nord Italia, la mancanza di ventilazione può causare un accumulo di inquinanti nell'atmosfera, aggravando i problemi di qualità dell'aria.   In conclusione, le secche di gennaio sono un fenomeno complesso, strettamente legato alla configurazione atmosferica e a dinamiche climatiche globali. Sebbene possano rappresentare una pausa dalle condizioni meteorologiche più estreme, i loro effetti a lungo termine richiedono un'attenta osservazione, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
  • Meteo, la Neve non molla: ecco dove colpirà ancora tra il 27 e il 28

    Le condizioni meteo sull’Italia tra il 27 e il 28 dicembre potrebbero riservare qualche sorpresa, con possibili nevicate a bassa quota su alcune aree del Paese.   La situazione, tuttavia, resta incerta, poiché diversi modelli previsionali propongono scenari divergenti.   L’attuale fase di maltempo, generata da una depressione formatasi il 23 dicembre, continuerà a influenzare il versante adriatico e il Sud Italia almeno fino alla mattinata di Natale. Successivamente, il fulcro del sistema perturbato si sposterà verso la Grecia, lasciando l’Italia sotto l’influenza di correnti nord-orientali progressivamente meno fredde e instabili.   Tuttavia, l’attenzione si concentra sulla giornata di venerdì 27 dicembre, quando potrebbe verificarsi un nuovo peggioramento atmosferico su alcune regioni.   Mentre gran parte del continente europeo sarà dominato dall’alta pressione, il Sud Italia rimarrà esposto a correnti instabili provenienti dalla depressione ellenica, che persisterà sull’area greca.   Questo potrebbe tradursi in condizioni di tempo variabile, con cieli nuvolosi lungo il versante adriatico e al meridione, accompagnati da un contesto più freddo e ventoso. Al Nord, lungo il versante tirrenico e sulla Sardegna, invece, il tempo si manterrà prevalentemente soleggiato e mite.   Il modello previsionale GFS suggerisce che, nella giornata del 27 dicembre, la depressione potrebbe spostarsi nuovamente verso l’Italia meridionale e il medio Adriatico, portando con sé una nuova fase di maltempo.   Secondo queste previsioni, piogge e nevicate a bassa quota potrebbero interessare queste aree, con un impatto particolarmente evidente sulla Basilicata. In questo scenario, le regioni centrali adriatiche e il Sud potrebbero trovarsi alle prese con fenomeni atmosferici significativi, estendendosi forse fino alla giornata del 28 dicembre.   Tuttavia, non tutti i modelli confermano questa evoluzione. ECMWF, per esempio, prevede che l’aria fredda si spinga molto più a sud, interessando solo marginalmente le regioni estreme meridionali italiane. Questa divergenza tra i modelli lascia aperti molti interrogativi sull’effettivo sviluppo della situazione meteorologica.   Nelle prossime giornate, l’analisi dei nuovi dati sarà fondamentale per chiarire l’evoluzione del tempo. Al momento, gli scenari restano incerti, ma l’eventualità di un peggioramento atmosferico tra il 27 e il 28 dicembre non è esclusa.   La possibilità di nevicate a bassa quota, specialmente lungo il medio Adriatico e alcune aree del Sud, rimane un’ipotesi meteo concreta da monitorare con attenzione.
  • Capodanno potrebbe avere un meteo decisivo

      Con l’avvicinarsi della conclusione dell’anno, l’attenzione si concentra sulle dinamiche meteo che potrebbero influenzare non solo i prossimi giorni ma anche l’inizio di Gennaio. Il miglioramento del tempo previsto per Santo Stefano, già evidente in molte aree, apre a uno scenario complesso che potrebbe delineare le sorti della prima parte del mese, o forse dell’intero periodo. Analizziamo i dettagli con un approccio chiaro, pur entrando in alcuni aspetti tecnici indispensabili per comprendere le possibili evoluzioni.  

    Alta Pressione in bilico e instabilità al Sud Italia

    L’Alta Pressione sta cercando di affermarsi con decisione su gran parte del territorio italiano, ma incontra difficoltà al Sud Italia, dove le condizioni rimangono più incerte. Nel fine settimana che precede il nuovo anno, una residua circolazione depressionaria derivante dalla recente irruzione artica potrebbe generare ulteriori precipitazioni. In queste aree, il tempo si manterrà variabile, con possibilità di piogge e qualche fenomeno sporadico.   Nel resto del Paese, l’influenza dell’Anticiclone sarà più evidente. Sebbene le temperature massime potrebbero aumentare leggermente, le minime continueranno a essere tipicamente invernali, mantenendo una certa rigidità soprattutto durante le ore notturne.  

    Incognite stratosferiche

    Un elemento chiave nell’evoluzione del meteo è rappresentato dal Vortice Polare, che potrebbe influenzare significativamente le dinamiche atmosferiche. L’Alta Pressione sta cercando di consolidarsi, ma il comportamento del Vortice potrebbe giocare un ruolo cruciale. Questo sistema cerca di trasmettere il proprio condizionamento dalla stratosfera alla troposfera, con effetti diretti al suolo.   La grande domanda è: riuscirà il Vortice Polare a imporre il suo dominio? Al momento, sembra che la troposfera stia resistendo, respingendo il tentativo di condizionamento. Se questa tendenza fosse confermata, alcune proiezioni meteorologiche di lungo termine potrebbero rivelarsi corrette, prevedendo un nuovo peggioramento delle condizioni atmosferiche intorno all’Epifania.  

    Peggioramenti freddi all’orizzonte?

    Le ipotesi più accreditate suggeriscono l’arrivo di una serie di peggioramenti nord-atlantici, se non addirittura di origine polare, proprio nei primi giorni di Gennaio. Questi fenomeni, caratterizzati da aria fredda, potrebbero segnare un cambiamento importante rispetto alla relativa stabilità prevista per il termine di Dicembre. L’assenza di un condizionamento anticiclonico aprirebbe la strada a un periodo dinamico, simile a quanto osservato nel mese corrente, ma con maggiori possibilità di eventi freddi o addirittura gelidi.   Nel caso contrario, se il Vortice Polare riuscisse a esercitare il suo controllo, l’Anticiclone potrebbe dominare, portando stabilità atmosferica per gran parte della prima metà di Gennaio. Questo scenario, tuttavia, risulterebbe meno favorevole per chi attende episodi invernali significativi.  

    Tendenze ulteriori

    Le temperature resteranno in linea con i valori stagionali per i prossimi giorni. Le massime potrebbero vedere un lieve incremento sotto l’influenza dell’Alta Pressione, soprattutto al Centro-Nord Italia, mentre le minime continueranno a mantenersi su livelli bassi, favorendo gelate notturne diffuse, specialmente nelle zone interne e pianeggianti.   In caso di irruzioni fredde a ridosso dell’Epifania, le temperature potrebbero subire un brusco calo, con possibilità di nevicate a bassa quota. Questo tipo di scenario è particolarmente probabile se il Vortice Polare dovesse andare incontro a disturbi significativi, riducendo il suo controllo sulla circolazione atmosferica.  

    Ci giochiamo la seconda parte dell'Inverno

    Le prossime settimane rappresentano un momento cruciale per definire l’andamento del mese di Gennaio. Il comportamento del Vortice Polare e dell’Alta Pressione determinerà se avremo una fase meteo dinamica e fredda, oppure un periodo dominato dalla stabilità atmosferica. 

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Gli accumuli dei temporali del 26 maggio 2012

cam26052012 1715Lo scorso 26 maggio alcune infiltrazioni di aria fredda in quota hanno favorito lo sviluppo di forti temporali su tutto il Centro Nord della nostra penisola e la Provincia di Roma non ha fatto eccezione: alcuni modelli a scala locale vedevano accumuli addirittura alluvionali sull'area dei Colli Albani, che fortunamente non ci sono stati.

Alle 17 c'è stato il massimo d'intensità per i temporali, che hanno portato grandine in alcune zone di Monte Compatri, Velletri, Ariccia, Marino e causato numerosi blackout per via delle fulminazioni. Notevoli anche le raffiche di vento, sopra i 40 Km/h nelle nostre stazioni di Lago Albano e Monte Compatri, come pure il crollo della temperatura arrivata a sfiorare i 9 gradi a Rocca Priora.

In termini numerici la stazione castellana che ha accumulato di più è quella di Ariccia Centro con quasi 45 mm, seguita da Lago Albano a ridosso dei 40. In generale i Castelli meridionali hanno visto più acqua con la sola eccezione di Frascati che raggiunge i 30 mm.

Immaginiamo che anche i vicini Prenestini hanno vissuto un pomeriggio movimentato, considerando che tra Genazzano e Zagarolo si sono ampiamente superati i 30 mm in poche ore.

 

Piogge registrate il 26 maggio 2012 nell'area dei Castelli Romani:

 

Ariccia Centro 469 m 44.7 mm
Castel Gandolfo Lago Albano 295 m 39.8 mm
Ariccia Catena 470 m 31.5 mm
Frascati Centro (Idrografico) 291 m 30.0 mm

Marino Centro 360 m 29.0 mm
Lanuvio Centro VSMP 290 m 26.7 mm
Velletri Centro 350 m 24.9 mm
Velletri Rioli 329 m 24.9 mm
Albano Cecchina (Idrografico) 25.8 mm
Grottaferrata Centro 330 m 25.4 mm
Velletri Prato Lungo 300 m 24.8 mm
Monte Porzio Catone Camaldoli 583 m 23.4 mm
Albano Cecchina 216 m 22.7 mm
Rocca Priora Centro 698 m 19.8 mm
Monte Compatri Colle Mattia 194 m 19.6 mm
Lanuvio Campoleone (Idrografico) 19.4 mm
Rocca di Papa Campi d'Annibale (idrografico) 771 m 18.8 mm
Monte Compatri Centro 565 m 17.8 mm
Rocca di Papa Centro 679 m 17.8 mm
Velletri Paganico 220 m 15.7 mm
Velletri Cantina Sperimentale 322 m 15.2 mm
Rocca di Papa Pratoni del Vivaro 579 m 14.6 mm
Velletri Centro (Idrografico) 332 m 14.3 mm
Marino Gotto d'Oro 218 m 11.6 mm
Lanuvio Centro VAG 259 m 10.2 mm

 

Piogge registrate il 26 maggio 2012 nelle zone immediamente adiacenti ai Castelli Romani:
Genazzano La Sonnina 341 m 41.4 mm
Zagarolo Santa Apollara 255 m 37.8 mm
Genazzano Centro 393 m 35.3 mm
Zagarolo (Idrografico) 345 m 30.4 mm
Gallicano nel Lazio Grotte dell'Acqua 214 m 28.0 mm
Palestrina (Idrografico) 424 m 27.0 mm
Palestrina Pescara 569 m 21.8 mm
Grottaferrata Valle Marciana 202 m 20.4 mm
Artena La Grazia 348 m 16.8 mm
Colleferro Voleca (Idrografico) 218 m 13.4 mm
Roma Tor Vergata 92 m 13.2 mm
Monte Compatri Pantano Borghese 58 m 5.0 mm


San Cesareo Colle di Fuori 405 m ND
Genzano Landi 210 m ND
Cave Speciano 390 m ND
Monte Porzio Catone Romoli 400 m ND
Albano Cancelliera 205 m ND
Frascati Prataporci 155 m ND
Gallicano nel Lazio Centro 304 m ND
Grottaferrata Molara 460 m ND
Rocca di Papa Campi d'Annibale 790 m ND
Valmontone Cruci 288 m ND

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