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METEO GIORNALE
  • Avremo una Rottura meteo d’Estate precoce diversa sotto la furia di supercelle

    Andiamo un po' a controcorrente rispetto a quello che si va dicendo osservando i modelli matematici di previsione. Ma perché, direte? Ebbene, osservando la forza che stanno assumendo le perturbazioni oceaniche per effetto dell'esaltazione del contrasto termico con le acque calde dell'Oceano Atlantico attorno alla Francia e alle Isole Britanniche, queste potrebbero, nonostante un Mar Mediterraneo estremamente caldo, dare un disturbo già nel dopo Ferragosto anche in Italia. Non parlo di una vera e propria rottura della stagione estiva o addirittura dell'arrivo di un autunno precoce. Sarebbe presuntuoso, e poi soprattutto i modelli matematici non individuano niente del genere. Ma i modelli matematici - e mi riferisco al Centro Meteo Europeo - individuano un aumento delle precipitazioni durante il mese di Agosto, e questo sarebbe causato soprattutto dall'interferenza di differenti masse d'aria.   Cosa vuol dire? Che anche piccoli o minimi impulsi di aria instabile potrebbero entrare sul Mar Mediterraneo, probabilmente già dal Mar delle Baleari, e dirigersi verso il nord-est. Questi andrebbero a innescare la formazione di aree temporalesche piuttosto intense, ed ecco che quindi, colpendo le regioni tirreniche, la Sardegna e parte del Nord Italia, darebbero delle precipitazioni sulle aree colpite superiori alla media.   Queste avrebbero come origine i temporali, soprattutto violenti temporali, probabilmente anche perché in questo caso ci sarebbero contrasti termici piuttosto preoccupanti, dato che la temperatura del Mar Mediterraneo tornerà a raggiungere valori altissimi. Posso dire temperature tropicali, ma il range delle temperature tropicali va anche oltre i 35°C, con comunque temperature - ipotizziamo - attorno ai 30°C. Con questo volume termico si potrebbero verificare temporali di portata molto importante, persino super celle che potrebbero degenerare in derecho, come avvenne in Corsica oppure a Barcellona alcuni anni fa.   Questi fenomeni sono abbastanza nuovi per il Mediterraneo. In passato li abbiamo già visti, però non c'è niente di inedito in questo, ma non hanno raggiunto l'intensità che invece si è vista negli ultimi anni. Ma un po' tutti i fenomeni stanno aumentando di intensità: è normale che questo avvenga perché la temperatura è più alta.   In merito alla temperatura più elevata, c'è chi spera che le fluttuazioni climatiche possano cambiare qualcosa. Però queste fluttuazioni climatiche dovrebbero essere innescate da fenomeni complessi, e che comunque non vanno a fare un cambiamento meteorologico per la prossima estate. Di certo ci potrebbe essere, ad esempio, un indice Atlantico negativo che si chiama NAO. Ma questo è abbastanza azzardato che succeda, in quanto tutte le previsioni indicano che ci sarà un'influenza molto forte dell'Africa. Però allo stesso tempo indicano anche un aumento delle precipitazioni medie per il mese di Agosto, anche se con temperature sopra la media. Pertanto qualcosa potrebbe succedere, e se non altro la cosa più probabile è quella dell'interferenza con masse d'aria provenienti da nord, quindi con contrasti termici con le calde acque del Mar Mediterraneo e la genesi di forti temporali che andrebbero a colpire soprattutto le aree costiere. Ma attenzione anche alle regioni settentrionali italiane.   Tutto questo possiamo ipotizzare possa apportare del refrigerio, ma sapete... potrebbe esserci semplicemente un refrigerio inteso come sensazione termica, non tanto come crollo delle temperature o come irruzione d'aria fredda. Ma anche se nulla si può escludere, anche perché lo abbiamo visto in questi giorni con addirittura nevicate sotto i 2000 metri di quota nella regione alpina. Insomma, tutto è possibile e soprattutto una forte variabilità meteo.
  • Meteo: per Pierfranco Serra, caldo insopportabile in arrivo

    Il meteo di questi giorni ci regala finalmente un po’ di respiro. Dopo una lunga fase di caldo afoso, le temperature sono calate quasi ovunque, portando un clima più vivibile e tipico di inizio luglio. Il picco dell’ondata rovente è ormai alle spalle e proprio il cuore di questa settimana potrebbe segnare il momento più “fresco”, con valori più in linea con le medie del periodo.   Questa tregua, che ci accompagnerà ancora per qualche giorno, non significa però che l’estate abbia finito di mostrare i muscoli. Anzi. Il caldo africano potrebbe tornare a ruggire molto presto. Le ultime proiezioni confermano che tra giovedì 10 e il fine settimana il clima resterà abbastanza gradevole, con poca afa e temperature in genere sopportabili. Ma già tra domenica 13 e lunedì 14 luglio si intravede un primo rialzo termico, più marcato al Sud e sulle Isole, dove l’anticiclone subtropicale potrebbe cominciare a riconquistare terreno.   Il vero cambio di passo, però, potrebbe arrivare nella terza decade del mese. Secondo le tendenze attuali, intorno al 20 luglio l’anticiclone nordafricano potrebbe spingere con maggiore decisione verso l’Italia, aprendo una nuova fase di caldo intenso. Questa volta con caratteristiche più marcatamente africane: aria molto calda in quota, compressione verso il suolo e umidità in risalita, specie nelle pianure e nei grandi centri urbani. Se lo scenario verrà confermato, i giorni più roventi potrebbero collocarsi tra il 22 e il 25 luglio, con temperature massime che, al Centro-Sud e sulle Isole, potrebbero di nuovo sfiorare, o superare, i 40°C.   Il meteo, dunque, ci sta concedendo solo una breve tregua prima di una possibile nuova fiammata estiva, che potrebbe risultare persino più opprimente della precedente a causa degli alti tassi di umidità. Naturalmente si tratta ancora di una linea di tendenza a lungo termine, soggetta ad aggiustamenti. Ma il segnale è chiaro: l’estate 2025 ha ancora molte carte da giocare. Come sempre, vi terremo aggiornati passo dopo passo. Ci ritorneremo.      
  • Tregua meteo, ma da questa data ritorna il caldo

     

    Il meteo sull’Italia sta attraversando un momento di tregua, una pausa improvvisa e piuttosto netta rispetto alla lunga ondata di caldo estremo che ha caratterizzato l’inizio di Luglio. Le condizioni atmosferiche si sono rovesciate radicalmente: non si parla solo di piogge torrenziali, ma anche di nubifragi violenti, grandinate improvvise, neve sulle Alpi, raffiche di vento forti e calo marcato delle temperature, con differenze termiche che in alcuni settori hanno superato i 10 gradi rispetto ai valori precedenti.

    Il respiro africano rovente si è ritirato anche dalle regioni meridionali, dove fino a pochi giorni fa dominava incontrastato, lasciando spazio a correnti più fresche provenienti dal Nord Europa. L’intrusione di queste masse d’aria più temperate ha portato un deciso raffrescamento, ma si tratta di una situazione transitoria e destinata a non durare. L’Estate italiana, infatti, è pronta a riprendere vigore e a mostrare il suo volto più autentico e stabile.

    Nei prossimi giorni il quadro meteo evolverà verso un netto miglioramento. Il sole tornerà a dominare il cielo, mentre le temperature torneranno a salire gradualmente. Tuttavia, almeno fino alla fine della settimana in corso, non si prevedono eccessi significativi dal punto di vista termico. Ci attendono dunque giornate piacevolmente estive, senza l’opprimente afa tropicale che ha contraddistinto l’inizio del mese.

    Il rialzo dei valori termici sarà sensibile, ma comunque in linea con le medie stagionali. Un dettaglio significativo riguarda le ore notturne, che risulteranno più fresche e ventilate, rendendo l’aria molto più respirabile rispetto alle recenti notti afose, quando il calore accumulato non permetteva nemmeno un calo serale. Il contesto meteorologico sarà completamente diverso rispetto alla situazione bollente che ha soffocato il Paese tra fine Giugno e i primi giorni di Luglio.

    Meteo nel fine settimana: primi segnali di un nuovo caldo

    Guardando al prossimo fine settimana, si intravede un ritorno del caldo, seppur ancora contenuto. Le prime regioni a percepire questa nuova risalita termica saranno quelle del Sud Italia, ma il quadro generale non sarà ancora quello tipico delle ondate africane. In parallelo, l’Anticiclone potrebbe non riuscire a imporsi con decisione, lasciando spazio a correnti instabili, frutto dello scontro tra aria fresca nordica e flussi umidi atlantici.

    La presenza dell’Anticiclone sarà infatti più incerta anche nei primi giorni della prossima settimana. In molte aree, soprattutto del Centro-Nord, si manterrà una condizione di moderata stabilità, accompagnata da temperature gradevoli e bassa umidità.

    Ciò grazie al perdurare di infiltrazioni fresche dai quadranti settentrionali, che continueranno a contenere la risalita del caldo più estremo. Il cuore più caldo dell’Anticiclone subtropicale, infatti, resterà ancora confinato sulle regioni occidentali dell’Europa, con i suoi effetti limitati sulla Penisola.

    Meteo seconda metà di Luglio: fiammate africane in arrivo

    Quando tornerà il grande caldo africano? Secondo le ultime analisi, il periodo più probabile per un nuovo aumento consistente delle temperature si colloca dopo la metà di Luglio, tra il 15 e il 20 del mese. È in questa finestra temporale che l’Anticiclone subtropicale, tipico del cuore dell’Estate mediterranea, potrebbe riprendere pienamente il controllo del quadro meteo, innescando una nuova ondata di caldo intenso.

    Gli scenari delineati dai modelli meteorologici internazionali, in particolare dal Centro Meteo Americano, indicano con crescente probabilità che l’Alta Pressione africana possa rafforzarsi e stabilizzarsi sull’area mediterranea, riportando temperature elevate e condizioni estremamente stabili. In quel contesto, la possibilità di giornate torride, con picchi termici superiori ai 38-40 gradi, potrebbe tornare concreta, soprattutto sulle regioni del Sud, sulle Isole Maggiori e nelle pianure interne del Centro.

    La tendenza, dunque, va verso un nuovo impulso di caldo persistente, con caratteristiche che potrebbero risultare tra le più intense dell’intera Estate 2025. Non si esclude, infatti, che si possa entrare nel periodo più caldo dell’anno proprio tra la terza e la quarta settimana di Luglio, con una nuova fase caratterizzata da stabilità assoluta, assenza di precipitazioni e temperature sopra le medie.

    Il possibile ritorno dell’Anticiclone africano, noto per la sua intensità e durata, comporterebbe un meteo potenzialmente critico non solo per l’agricoltura e l’ambiente, ma anche per la salute pubblica, considerando l’elevato stress termico che le popolazioni potrebbero subire.

    Le temperature minime notturne, in quel contesto, potrebbero nuovamente salire sopra i 25 gradi, dando origine a quelle che vengono definite notti tropicali, mentre durante il giorno il calore potrebbe farsi insopportabile soprattutto nei centri urbani, dove l’accumulo termico è accentuato da asfalto e cemento.

    Con questo possibile scenario, l’Estate 2025 si appresta a entrare nel suo clou meteo, con il rischio concreto che il caldo sahariano possa colpire duramente molte regioni italiane, riportando alla mente i periodi roventi già vissuti negli scorsi anni.

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Quello che i modelli non dicono

GFS, il principale modello previsionaleAl giorno d’oggi, nell’era dei computer sempre più potenti e dell’ipertecnologica macchina delle previsioni del tempo, fatta di centinaia di processori che lavorano in parallelo per offrire il risultato di calcoli complessi in tempo utile per essere pubblicato sui giornali, vale la pena ricordare i limiti intrinseci di queste metodologie. Limiti teorici per cui ormai siamo sicuri che il sogno lagrangiano di predire l’esatto futuro di una particella nello spazio e per qualsivoglia tempo è di fatto irrealizzabile.

Per restare nell’ambito di casi a noi particolarmente vicini, consideriamo le previsioni del tempo fatte alle medie latitudini, e nello specifico le previsioni del flusso a 500mb; nell’arco temporale di 48 ore sappiamo che per la predizione di questa variabile possiamo trascurare il riscaldamento diabatico e la dissipazione per attrito. Rimane però fondamentale avere dei dati molto precisi sul trasporto del campo iniziale di vorticità, in quanto il flusso a 500mb risulta molto dipendente da questa ultima variabile. Se cominciamo a desiderare previsioni superiori ai 2 giorni, ecco che altre variabili diventano fondamentali, ad esempio le sorgenti ed i pozzi di momento e di energia presenti non solo nella zona considerata ma anche in quelle immediatamente vicine. Andando sempre più avanti nel tempo, avremmo bisogno di dati su tutto il globo e a tutte le quote, ed anche di dati provenienti da tutti gli strati oceanici, così come dimostrato da Smagorinsky nel 1967.

Se anche la nostra rete di rilevatori fosse molto fitta, diciamo un rilevatore ogni metro, su tutta la superficie terrestre, lungo tutta la colonna troposferica e lungo tutta la colonna oceanica, le previsioni di natura modellistica non potrebbero spingersi più in là di 10-12 giorni. Come mai?

 

Ormai non è un mistero che i flussi atmosferici di quantità quali temperatura, momento, umidità, ecc. avvengano all’interno di un sistema dinamico di natura caotica, che ben lungi dall’indicare che le cose avvengono a caso, significa essenzialmente che piccole variazioni di quantità in un punto o in un preciso istante, possono avere ripercussioni anche notevoli a distanza di poco tempo (o di poco spazio). Limitandoci ad una spiegazione semplice, bisogna immaginare che l’atmosfera è un continuo di moti che avvengono a tutte le scale, e l’energia proveniente dal sole, ed in minima parte dall’interno del pianeta, si distribuisce in cascata a tutte queste scale, che sono infinite, dando origine ai flussi di aria transcontinentali, così come al venticello che spazza le nostre strade. I modelli, per quanto abbiano una griglia fitta, non potranno mai simulare infiniti volumi di massa in cui avvengono i moti; così, se tra un punto della griglia ed il successivo avvengono dei moti a scala ancora più piccola, ecco che il modello si allontana dalla realtà, e quella piccola perturbazione potrà dare a luogo a fenomeni meteorologici anche su scale più grandi (o più piccole).

D’altro canto, siccome i modelli si basano su calcoli numerici, anche l’errore di arrotondamento dei valori della quantità meteorologiche può crescere e far divergere i risultati a distanza di poco. Un esempio eloquente di questo discorso fu fornito da Lorenz nel 1984: considerato un sistema molto semplice, ben lungi dalle equazioni di Navier-Stokes, si dimostra che gli stati di questo sistema nel tempo dipendono fortemente da piccole perturbazioni iniziali. Nello specifico, consideriamo il sistema

Ys+1 = aYs - Ys2

Questa equazione descrive semplicemente un sistema il cui stato Y all’intervallo di tempo successivo (s+1) dipende dallo stato Y al tempo attuale s. L’evoluzione di questo sistema è ben definita se fissiamo il valore di Y allo stato iniziale (Y0) e il valore della variabile a.

Se poniamo su un grafico l’andamento di Y nel tempo, e successivamente cambiamo leggermente il valore di a, mantenendo costante quello di Y0, cioè se in pratica “riavvolgiamo” il tempo e facciamo ripartire l’evoluzione del sistema con una piccola perturbazione, ecco che, già dopo pochissimi passi temporali, i due grafici non si somigliano più e assumono via via valori sempre più discostanti, come possiamo vedere chiaramente dalla figura. Immaginiamo allora cosa può succedere all’interno di sistemi (come quelli atmosferici) con leggi più complesse e con continue perturbazioni da parte delle condizioni circostanti.

E’ evidente che questo genere di comportamento non dipende affatto da quanto siano capaci o moderni i computer con cui si fanno le previsioni. A qualsiasi livello di precisione, esisterà sempre una cifra arrotondata e quindi una perturbazione, così come nel sistema atmosferico reale esisteranno sempre dei moti a scale più piccole di quelle che i nostri modelli potranno simulare.

Un altro problema significativo nell’uso dei modelli di previsione, sta nel fatto che tuttora non si riescono a raggiungere nemmeno i limiti teorici imposti dalle leggi di natura caotica a cui si accennava precedentemente. Le previsioni con alto grado di confidenza a 10-12 giorni sono tuttora un miraggio e questo è dovuto a diversi fattori: cattiva qualità dei dati rilevati dalla rete globale di centraline, disomogeneità nella diffusione geografica delle stesse, risoluzione del modello inadeguata e insufficiente rappresentazione dei fenomeni fisici complessi come i processi radiativi, la formazione di nubi, il trasporto repentino di massa ed energia all’interno di forti convezioni ecc.

Infatti spesso nei modelli non è possibile risolvere tutte le equazioni alle derivate parziali di cui il sistema atmosferico è zeppo; spesso per problemi di tempi di calcolo si ricorre a parametrizzazioni più o meno approssimate, tagliando via processi e quindi perturbando maggiormente il sistema di quanto possa farlo un errore di arrotondamento delle cifre.

Con queste premesse risulta chiaro che un totale affidamento ai risultati dei modelli di previsione risulta un errore, ma allo stesso tempo essi sono l’unica arma, in alcuni casi molto efficace, che abbiamo per strappare alla natura informazioni utili non solo per predire il futuro delle condizioni meteorologiche, ma anche per comprendere fenomeni che risulterebbero troppo complessi per essere affrontati da un punto di vista analitico.

 


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