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METEO GIORNALE
  • Meteo: pausa dal maltempo, inizio del 2025 si torna all’antico

    L’ondata di freddo, maltempo e neve natalizia è ormai definitivamente alle spalle grazie alla ripresa dell’alta pressione delle Azzorre su tutta l’Europa centro-occidentale. Le condizioni meteo, tuttavia, restano ancora abbastanza fredde, soprattutto al centro-sud, dove persistono venti di maestrale e tramontana che acutizzano la sensazione di freddo. Nel complesso, però, le precipitazioni sono ormai del tutto esaurite.  

    Anticiclone sempre più forte

    Nel corso dei prossimi giorni l’anticiclone sarà sempre più presente nel Mediterraneo, favorendo una stabilizzazione del clima anche al centro-sud. Le ultime raffiche di maestrale interesseranno il basso Adriatico e il meridione fino alle prime ore di sabato, dopodiché anche i venti freddi si placheranno. Per il Nord Italia, invece, continua il solito dominio anticiclonico, con tempo stabile e temperature più miti durante le ore centrali della giornata, come avviene ormai da diversi giorni.  

    Quanto durerà l’alta pressione?

    Con certezza, possiamo confermare che l’alta pressione si radicherà sull’Italia almeno fino al termine del 2024, garantendo tempo molto stabile e temperature in lieve aumento nei valori massimi. Tuttavia, torneranno nebbie in Val Padana e le solite nubi basse sulle regioni tirreniche, a causa dell’accumulo costante di umidità che tenderà a condensare, dando vita a nuvoloni nei bassi strati.  

    Gennaio parte forte!

    Secondo gli ultimi aggiornamenti dei modelli meteo, l’alta pressione potrebbe cominciare a perdere forza con l’avvio del 2025, a causa di infiltrazioni instabili dal nord Atlantico. Queste potrebbero portare piogge già nel giorno di Capodanno lungo le regioni tirreniche e in alcune aree del Nord Italia. Tuttavia, è ancora presto per determinare con precisione l’esatta ubicazione di questi fenomeni, per cui sarà necessario attendere qualche giorno per un quadro più chiaro.   Nel corso della prima settimana di gennaio l’inverno potrebbe risvegliarsi con grande intensità su gran parte dell’Europa e anche in Italia. Attorno all’Epifania potrebbe concretizzarsi la prima ondata di gelo e neve del 2025, che rischia di colpire buona parte dell’Europa centro-orientale e molte regioni italiane, soprattutto quelle del versante adriatico. Qui, le temperature potrebbero improvvisamente diventare molto rigide, con potenziali nevicate a bassa quota.   Questa tendenza è al momento sottolineata da giorni dal modello americano GFS, ma si tratta pur sempre di previsioni a lungo termine, in attesa di ulteriori conferme o smentite nei prossimi aggiornamenti meteo.
  • Meteo, brindisi di Capodanno: le Città più Fredde e più Calde

    Le previsioni per l’ultimo giorno del 2024 delineano un quadro meteo improntato alla stabilità grazie all’estensione di un vasto anticiclone su gran parte dell’Europa centro-meridionale.   Anche l’Italia beneficerà di queste condizioni favorevoli, che garantiranno un San Silvestro all’insegna del tempo stabile e soleggiato. Tuttavia, non mancheranno alcune insidie locali, come banchi di nebbia in pianura e nubi marittime che potrebbero portare leggere pioviggini tra Liguria e Toscana.   Il clima sarà quindi per lo più sereno o poco nuvoloso nella maggior parte delle regioni, ma le temperature, in linea con il periodo invernale, si manterranno piuttosto rigide, specialmente nelle ore notturne.   Proprio al momento del brindisi di mezzanotte, i termometri registreranno valori che varieranno significativamente da nord a sud, offrendo un ampio spettro di percezioni termiche in tutto il Paese.   Nelle località più fredde come Belluno, Cuneo, L’Aquila e Trento, le temperature scenderanno fino a 1°C, mentre città come Aosta, Torino, Padova e Udine si attesteranno intorno ai 2°C.   Le aree con valori lievemente più miti, come Bergamo, Venezia e Potenza, vedranno i termometri segnare 3°C, mentre zone come Alessandria, Bologna e Parma raggiungeranno i 4°C.   Più al centro-sud e lungo le coste, le temperature tenderanno a salire gradualmente. Milano, Benevento e Matera vedranno valori attorno ai 5°C, mentre Trieste, Ravenna e Chieti toccheranno i 6°C.   Un clima leggermente più temperato interesserà città come Roma, Ancona e Sassari, con temperature sui 7°C. Ancora più miti saranno i valori per località come Napoli, Firenze e Bari, dove si registreranno fino a 9°C.   Sulle città costiere meridionali e insulari, il clima sarà più clemente: Genova, Palermo e Cagliari raggiungeranno i 10°C, mentre a Livorno il termometro salirà fino a 11°C. Trapani, infine, sarà la città con il clima più mite, con 12°C previsti all’ora del brindisi.   In generale, l’Italia si prepara a salutare il 2024 con condizioni meteorologiche favorevoli che offriranno cieli sereni e un’atmosfera tranquilla per le celebrazioni di Capodanno.   Tuttavia, il freddo in molte aree del Paese renderà necessario coprirsi adeguatamente per godersi la mezzanotte all’aperto, celebrando l’arrivo del 2025 sotto un cielo perlopiù sgombro da nuvole.
  • Diffuse nevicate dopo Capodanno in Val Padana. Probabilità meteo

    Negli ultimi giorni, le cronache dei quotidiani hanno riportato con grande enfasi le fortissime nevicate che si sono abbattute sulle regioni adriatiche e sull’Appennino durante il periodo natalizio. Questo fenomeno, che non si registrava con tale intensità da diversi anni, ha suscitato curiosità sia per l’accumulo di neve sia per il confronto con eventi simili verificatosi a Natale nel 1986 e 1993 nelle regioni centro-meridionali. Proprio questo ricordo storico esalta ancor di più il contrasto con l’attuale condizione nella Valle Padana, dove gli inverni caratterizzati da precipitazioni nevose significative sembrano ormai un ricordo lontano.   Il contesto meteo delle regioni settentrionali d’Italia è oggi profondamente cambiato rispetto a mezzo secolo fa. Le analisi indicano che la temperatura media nel Nord del Paese è aumentata di circa 2 °C rispetto agli anni ’70, un incremento notevole se si considera che la temperatura globale, nello stesso periodo, è cresciuta di circa 0,7 °C, cioè meno della metà. Questo scarto sottolinea quanto il riscaldamento sia più pronunciato su scala locale rispetto a quanto avvenga su scala mondiale. L’Europa centrale, inclusa l’area padana, sta vivendo un mutamento climatico che riduce la frequenza di gelate e favorisce precipitazioni sotto forma di pioggia anziché neve.   I dati rivelano che l’aumento termico è emerso soprattutto negli ultimi 15 anni e si collega direttamente a due fattori fondamentali. Da un lato, sono diminuite le irruzioni di aria fredda provenienti dalla Russia, che in passato contribuivano a inverni rigidi e nevosi. Dall’altro, si registra una maggiore persistenza delle alte pressioni africane durante la stagione estiva, circostanza che determina prolungate ondate di calore e, di riflesso, incide sul riscaldamento generale dell’atmosfera. Questo quadro è rintracciabile anche nelle stagioni intermedie, che risentono in modo diverso del cambiamento: la primavera mostra un riscaldamento più moderato, mentre in autunno l’innalzamento delle temperature risulta assai evidente.   L’alterazione climatica ha conseguenze tangibili sulle precipitazioni, in particolare in Pianura Padana. Con temperature medie più elevate, la neve che un tempo cadeva con valori prossimi allo 0 °C si trasforma più spesso in pioggia perché fa appena più caldo, e piove con 2°C. Inoltre, il regime pluviometrico è mutato: gli eventi precipitativi sono meno frequenti, ma quando sopraggiungono possono rivelarsi più intensi.   La domanda che molti si pongono è se rivedremo mai nevicate abbondanti nella Valle Padana. Gli esperti concordano nel ritenere che, finché il pattern meteorologico non tornerà a favorire l’arrivo di correnti fredde di origine artica o orientale, gli episodi nevosi rimarranno sporadici. In effetti, negli ultimi inverni, le precipitazioni nevose nella Val Padana si sono limitate a fioccate occasionali, eccetto la nevicata del 28 dicembre 2020 che interessò soprattutto il settore centro-occidentale. Il resto della pianura ha potuto sperimentare soltanto deboli nevicate o lievi fenomeni di nevischio, di rado in grado di imbiancare i suoli in modo duraturo.   Alcuni climatologi ipotizzano che in futuro non si escludano eventuali ondate di gelo più intense, pur in un contesto di riscaldamento globale. Perché ciò si concretizzi, occorrerebbe una riapertura della cosiddetta “porta dell’est”, cioè il ripristino di una robusta circolazione atmosferica proveniente dalla Russia, capace di veicolare masse d’aria estremamente fredde verso il Nord d’Italia. Ciò consentirebbe alla Pianura Padana di sperimentare temperature prossime allo 0 °C anche nelle ore diurne. Questa condizione risulta essenziale per la formazione del cosiddetto “cuscinetto freddo”, fenomeno tipico della Pianura Padana che favorisce la permanenza di aria gelida al suolo e la conseguente caduta delle delle precipitazioni in neve.   Al contrario, le correnti di origine settentrionale, spesso provenienti dalle zone sub-polari, risultano oggi più miti poiché si innalzano le temperature medie dell’Europa settentrionale. Per un ritorno di nevicate corpose in Valle Padana, sarebbe dunque indispensabile che si verificasse un assetto atmosferico molto diverso da quello prevalente negli ultimi anni, con alte pressioni meno invadenti e una maggiore inclinazione verso correnti fredde e durature.   Le previsioni numeriche indicano una maggiore probabilità di fenomeni meteorologici significativi di neve nel corso di questo inverno rispetto a periodi recenti. In particolare, alcuni modelli stimano che condizioni simili a quelle di fine dicembre 2020 possano ripresentarsi subito dopo il periodo di Capodanno 2025, con qualche possibilità di imbiancare di neve parte della Val Padana. Tuttavia, ogni scenario atmosferico è influenzato da molteplici variabili, e il margine di incertezza rimane elevato.   In molti ricordano come, fino a qualche decennio fa, gli inverni fossero caratterizzati da nevicate che spesso si protraevano per diversi giorni, imbiancando campagne e centri urbani. Le prospettive attuali, invece, mostrano una situazione in cui il clima più caldo rende assai difficile la formazione di quel cuscinetto freddo imprescindibile per il mantenimento della neve al suolo. Proprio per questo motivo, l’idea di una nevicata copiosa in pianura appare sempre più associata a episodi molto rari.   In conclusione, la domanda su quando possa tornare la neve in Valle Padana rimane ancora aperta. Le condizioni idonee per nevicate generose non si sono manifestate con costanza negli ultimi inverni, e ciò evidenzia l’impatto di un mutamento climatico tangibile. Oggi, in ambito previsionale, si parla di una possibile finestra temporale subito dopo Capodanno 2025, durante la quale potrebbero verificarsi episodi nevosi soprattutto sui rilievi che circondano la pianura, ma anche in alcune zone più basse se le temperature lo consentiranno. Questi scenari, tuttavia, restano ipotesi basate su pattern meteorologici che potrebbero cambiare rapidamente.   Ci aggiorneremo con nuovi bollettini meteo, dopo la consultazione dei principali modelli matematici di previsione.

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Le temperature massime del 17 giugno 2013: molte sopra i 30 gradi

La giornata di lunedì 17 giugno com'era ampiamente previsto è stata la più calda dell'anno, almeno per quanto riguarda le massime. I +19.2°C registrati dal radiosondaggio delle 12z a 850°C hanno infuocato i Castelli Romani, con massime diffusamente sopra i 30°C: in particolare soffrono le località del settore nord, meno mitigate dal mare o dai bacini albani con Frascati che arriva a 34 gradi, Marino che sfiora i 33 e Monte Porzio e Monte Compatri sopra i 31 gradi. Miti risultano Ariccia, Lanuvio ed Albano che restano sotto i 30 gradi, così come la nostra stazione meteo posta al Lago Albano e le due stazioni meteo più in quota, quella di Campi d'Annibale e Rocca Priora.

Per quanto riguarda il futuro resteremo su questi valori fino a venerdì quando le temperature si riporteranno sulle medie del periodo. Oggi, 18 giugno, saranno possibili temporali di calore nel pomeriggio che dovrebbero riguardare anche se solo marginalmente le zone più orientali dei Castelli Romani.

Ecco un sunto delle massime registrate nei Castelli Romani il 17 giugno 2013:

 

Frascati +34.0°C
Marino +32.6°C
Grottaferrata Molara +31.7°C
Monte Porzio +31.6°C
Monte Compatri +31.3°C
Velletri +31.2°C
Albano Cancelliera +30.9°C
Albano Cecchina +30.8°C
Pratoni del Vivaro +30.8°C
Lanuvio Campoleone +30.4°C
Genzano Landi +30.1°C
Velletri Paganico +30.0°C
Ariccia +29.7°C
Albano +29.2°
Lago Albano +29.2°C
Rocca Priora +29.2°C
Lanuvio +29.1°C
Ariccia Catena +28.9°C
Campi d'Annibale +26.4°C

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